Padiglione del Messico alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - Arsenale, Sala d'Armi
Curatore: Karla Jasso - Artisti: Tania Candiani e Luis Felipe Ortega
Da quest’anno il Messico si insedia alla 56° Esposizione Internazionale di Arte della Biennale di Venezia con il proprio Padiglione finalmente dentro le mura dell’Arsenale alla Sala d’Armi.
Possessing Nature, una installazione del duo di artisti Tania Candiani e Luis Felipe Ortega a cura di Karla Jasso, ha un forte impatto visivo formalmente minimale e al contempo una articolata ricerca multistrato di collegamenti trasversali storici e politici. Per questi due aspetti è perfettamente in linea con lo spirito curatoriale della Biennale di Okwui Enwezor.
La Sala d’Armi è diagonalmente tagliata da due lastre di ferro alta più di tre metri, citazione colta della Minimal Art, che contengono sulla sommità un acquedotto. Nel suo insieme la struttura costringe l’uomo dentro una scissione. Dentro un labirinto simbolico sul liminale di un condotto d’acqua che può essere visto solo salendo una scala. L’acqua che vi scorre è aspirata dalla laguna con una pompa posta direttamente nel canale esterno dell’Arsenale dove rifluirà alla fine del ciclo. Non prima di essere stata decantata in una grande vasca posizionata sul pavimento della sala, schemo orizzontale sul cui specchio sono proiettate immagini riflesse.
La linea che disegna il tormentato zigzagare del muro di ferro e acqua è tratta dalla mappa ideale del percorso di calli e canali che congiunge i siti che hanno ospitato alle precedenti biennali il Padiglione nazionale del Messico, prima dell’approdo di quest’anno in Arsenale.
Dal 2007 l’ubicazione del Padiglione messicano è stata ospite simbolicamente in tutte le tipologie architettoniche del potere occidentale: il potere politico della nobiltà nella prima sede a Palazzo Soranzo Van Axel, il potere economico del commercio mercantile nella seconda a Palazzo Rota Ivancich e il potere religioso nella la terza sede, la chiesa di San Lorenzo. Quest’anno si completa un percorso dentro la città raggiungendo la Sala d’Armi, quindi uno spazio tipico del potere militare. In questo articolato gioco di specchi del potere e dell’acqua, il Padiglione propone un progetto che è sottile filo di sutura e che risolve un ulteriore conflitto storico “conquistando” pacificamente l’Arsenale, il cuore della potenza navale della Repubblica di Venezia, nemica storica della Spagna al tempo del periodo coloniale di conquista del Messico.
La linea tortuosa che segue il disegno sotteso al progetto del duo di artisti Candiani e Ortega trova il suo nitore nell’acqua. Una linea che congiunge questo percorso di insediamento all’Arsenale e che spezza e ricompone il canale d’acqua rappresentato nella struttura dell’allestimento. Dentro una Biennale connotata alle ricongiunzioni dei sensi contro le imposizioni costrittive delle identità, un canale artificiale che immette acqua per farla decantare in uno specchio di immagini riflesse da una videoproiezione. Per poi restituire il liquido alla laguna, filtrato dalle immagini proiettate come uno spettro di marxiana memoria. Un’altro legame forte di questo padiglione (e della storia del Paese) con il tema legante della Biennale.
Possessing Nature si assume una comparazione tra la ramificazione di Venezia e quella del Messico: una immagine che accomuna due storie di potere fondate su “città anfibie”. Il matrimonio con il mare di Venezia e in Messico i laghi prosciugati per costruire città durante il dominio coloniale. Una comparazione che tecnicamente, se pur nella diversità, coinvolge il potere nel rapporto di forza che implica ogni progetto di bonifica sull’acqua. Possessing Nature una sintesi di tematiche importanti che trova nel progetto di drenaggio una salmastra congiunzione ideale e immaginifica.
Karla Jasso la curatrice del Padiglione nel testo dell’interessantissimo catalogo edito per l’occasione, cita Walter Benjamin da “I passages di Parigi” con la breve asserzione che può completare il ritratto del progetto scelto a rappresentare il Messico alla Biennale di Venezia: “polarizes the event into fore – and after- history”, una tensione che polarizza l’evento storico sia anteriormente che successivamente. E già nel titolo Possessing Nature si conferma con coerenza concettuale, tecnica e estetica, l’infrastruttura d’acqua artificiale in un abbraccio che intreccia la forza della bonifica di un sistema idraulico all’inarrestabile onda di umana artificialità insita nel sistema artistico.
Alberto Balletti
brevi schede biografiche:
Possessing Nature nasce dalla collaborazione fra Tania Candiani e Luis Felipe Ortega, è “una sola opera a doppia firma”.
Tania Candiani (1974, Città del Messico) si interessa a strategie e pratiche di traduzione tra diversi sistemi linguistici, visivi e fonici, con una nostalgia costante per l’obsoleto. Il suo è un lavoro interdisciplinare al fine di ottenere nuove poetiche di linguaggio attraversando materialità sonore e la storia della scienza, esplorando la voce con le sue potenzialità narrative, linguistiche e musicali
Luis Felipe Ortega (1966, Città del Messico) lavora sull’immagine in movimento e lo scorrere del tempo, focalizzandosi sulla materia, sulla scultura e sullo spazio, esplora espressioni e teorie riguardanti il tempo, lo spazio e il silenzio in continuo riferimento alla filosofia e la letteratura, utilizzando differenti media (video, azioni, scultura e disegno).
Karla Jasso (1976, Guadalajara, Jalisco) esplora la storia della tecnologia, il linguaggio dei nuovi media e l’arte. Attualmente svolge attività di ricerca sull’archeologia della scienza e della globalizzazione in America Latina.
Traduzione in spagnolo
Possessing Nature: el mapa anfibio del canal del arte
Pabellón de México en la 56ª Exposición Internacional de Arte Bienal de Venecia – Arsenal, Sala de Arma
Comisaria: Karla Jasso – Artistas: Tania Candiani y Luis Felipe Ortega
México se asienta en la 56 ª Exposición Internacional de Arte de la Bienal de Venecia y desde este año, por fin, dispone de un pabellón ubicado entre los muros del Arsenal en la Sala de Armas.
Possessing Nature, la instalación del dúo de artistas Tania Candiani y Luis Felipe Ortega, a cargo de la comisaria Karla Jasso, produce un fuerte impacto visual, formalmente minimalista y, al mismo tiempo, con una ordenada búsqueda multiestrato de conexiones transversales históricas y políticas. Estos dos aspectos casan perfectamente con el espíritu de la Bienal de Okwui Enwezor.
La Sala de Armas se encuentra dividida diagonalmente por dos planchas de hierro de tres metros de alto, inspirada en la Minimal Art, coronada por un acueducto. La estructura en su conjunto oprime al hombre dentro de una escisión. En su interior, un laberinto simbólico sobre el liminal de un conducto de agua, solo visible al subir la escalera. El agua que corre es aspirada por la laguna con una bomba colocada en el canal externo del Arsenal por donde volverá a fluir al final del ciclo, no sin haberse decantado antes en una gran bañera colocada en el suelo de la sala, pantalla horizontal sobre cuyo espejo se proyectan imágenes reflejadas.
La línea que dibuja el atormentado zigzag del muro de hierro y agua traza el mapa ideal del recorrido de calles y canales que une los lugares que albergaron en las Bienales precedentes al Pabellón Nacional de México antes de su llegada este año al Arsenal.
Desde 2007 la ubicación del Pabellón mexicano se ha alojado simbólicamente en todas las tipologías arquitectónicas del poder occidental: el poder político de la nobleza en la primera sede en el Palazzo Soranzo Van Axel, el poder económico del comercio mercantil en la segunda en el Palazzo Rota Ivancich y el poder religioso en la tercera sede: la iglesia de San Lorenzo. Este año se completa el recorrido dentro de la ciudad llegando a la Sala de Armas, un espacio típico del poder militar. En este estructurado juego de espejos del poder y del agua, el Pabellón propone un proyecto que es un sutil hilo de sutura y que resuelve un posterior conflicto histórico “conquistando” pacíficamente el Arsenal, corazón del poder naval de la República de Venecia, enemiga histórica de España en el periodo colonial de la conquista de México.
La tortuosa línea que conduce al dibujo que subyace al proyecto del dúo de artistas Candiani y Ortega halla su nitidez en el agua. Una línea que enlaza este recorrido de asentamiento en el Arsenal y que rompe y recompone el canal de agua representado en la estructura de la instalación. En una Bienal caracterizada por la recuperación de los sentidos frente a las imposiciones coercitivas de las identidades, un canal artificial que introduce agua para decantarla en un espejo de imágenes reflejadas por un vídeoproyector para devolver luego el líquido a la laguna, filtrado por las imágenes proyectadas como un espectro de memoria marxista. Una fuerte conexión más de este pabellón (y de la historia del país) con el tema aglutinante de la Bienal.
Possessing Nature asume una comparación entre la ramificación de Venecia y la de México: una imagen que aúna dos historias de poder fundadas en las “ciudades anfibias”. El matrimonio con el mar de Venecia y en México con los lagos desecados para construir ciudades durante el dominio colonial. Una comparación que técnicamente, aun siendo distintas, conlleva el poder en la relación de fuerza que implica cualquier proyecto de saneamiento del agua. Possessing Nature, una síntesis de temas importantes que revela en el proyecto de drenaje una salobre conjunción ideal e imaginativa.
En el texto del interesantísimo catálogo editado para la ocasión, Karla Jasso, comisaria del Pabellón, cita a Walter Benjamin, autor de “Los pasajes de París” con la breve afirmación que puede completar el retrato del proyecto elegido para representar a México en la Bienal de Venecia: “polarizes the event into fore –and after- history”, una tensión que polariza el acontecimiento histórico tanto antes como después. “Possessing Nature” confirma ya desde el título, con coherencia conceptual, técnica y estética, la infraestructura del agua artificial en un abrazo que enlaza la fuerza del saneamiento de un sistema hidráulico y la irrefrenable onda de artificialidad humana inherente al sistema artístico.
Artículo de Alberto Balletti
(Traducción de Rosa Bellido García)
Venecia 07/05/2015
Apuntes biográficos
Possessing Nature nace de la colaboración entre Tania Candiani y Luis Felipe Ortega. Es “una única obra con firma doble”.
Tania Candiani (1974, Ciudad de México), interesada en estrategias y prácticas de traducción entre diversos sistema lingüísticos, visuales y sonoros, siente una nostalgia constante por lo obsoleto. Su trabajo interdisciplinar con el fin de obtener nuevas poéticas de lenguaje atraviesa materialidades sonoras y la historia de la ciencia, explora la voz con sus potencialidades narrativas, lingüísticas y musicales.
Luís Felipe Ortega (1966, Ciudad de México) trabaja con la imagen en movimiento y el correr del tiempo. Explora expresiones centrándose en la materia, la escultura y el espacio.
qui sotto foto cartella stampa Padiglione Messico