Sguardo di Donna a cura di FAM: la fotografia come oggetto dell'altro da sé

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Giovedì 10 settembre 2015 ha aperto la mostra Sguardo di Donna, a cura di Francesca Alfano Miglietti presso La Casa dei Tre Oci. Dalle tre finestre ogivali, da cui il nome Tre Oci, in fronte a San Marco, una vista stupenda. La mostra sarà visitabile fino a martedì 8 dicembre 2015.

La scelta di 250 fotografie di venticinque autrici apre immediatamente alla visione uno sguardo a lato, altro, ponendoci di fronte a un nuovo orientamento di responsabilità delle immagini. All’inaugurazione abbiamo chiesto a FAM di parlarci di questo sguardo trasversale oltre la cognizione di genere: “Sguardo di Donna è una mostra in cui il concetto di donna è molto cambiato, nel senso che non è una mostra di rivendicazione, è una mostra di dialogo, una mostra di incontro. Le donne hanno l’abitudine di parlare vicine e di parlarsi spesso, hanno l’abitudine di raccontarsi, a volte anche di vivere un’esperienza per poterla poi raccontare a un’amica, a un amico. Nonostante il fatto che siamo di fronte a immagini fotografiche questa è una mostra di parole, perché è una mostra che invita a parlare di alcuni temi e tu, che mi conosci da tanti anni, sai che i temi che avvicino sono quelli dell’identità, per cui lo stesso concetto di donna in questa mostra è molto ambiguo, molto ambiguo perché sono donne. Ci sono vecchie, vecchi, ci sono malati, ci sono carcerati e quello che mi piace di questo Sguardo di Donna è che le donne non chiudono gli occhi. Quando c’è qualcosa anche di molto scabroso, si avvicinano si danno da fare, ma non chiudono gli occhi. Quindi è un modo di parlare di certe cose che sono la vita”.

Nella scheda dedicata alla curatrice Francesca Alfano Miglietti leggiamo che la sua ricerca è incentrata sul corpo e le sue modificazioni, le nuove tecnologie, il rapporto tra visibile e invisibile, contaminazioni di linguaggi. Per chi come noi conosce FAM dai primi anni novanta sentirà che questa scelta di opere rende necessario un aggiornamento alla sua scheda con l’aggiunta di una parola: “oggi”.

I nomi scelti attraversano gli anni di una fotografia che entra nel mondo e si fa oggetto, superando la riflessione speculare, perdendosi negli umori dell’altro da sé. Il titolo ne è la sintesi, Sguardo di Donna, ma non contiene rivendicazione alcuna. Indica il vedere non come risposta, ma come ascolto sul mondo, sull’altro, sulla relazione, presentando circa 250 opere di Diane Arbus, Martina Bacigalupo, Yael Bartana, Letizia Battaglia, Margaret Bourke-White, Sophie Calle, Lisetta Carmi, Tacita Dean, Lucinda Devlin, Donna Ferrato, Giorgia Fiorio, Nan Goldin, Roni Horn, Zanele Muholi, Shirin Neshat, Yoko Ono, Catherine Opie, Bettina Rheims, Tracey Rose, Martha Rosler, Chiara Samugheo, Alessandra Sanguinetti, Sam Taylor-Johnson, Donata Wenders, Yelena Yemchuk. Sulla scelta di questi nomi rappresentanti della scena mondiale della fotografia ci spiega ancora Francesca Alfano Miglietti: “Il sottotitolo ideale della mostra potrebbe essere donne di vita, donne che scelgono di parlare di vita e non necessariamente della propria: a volte siamo più utili quando riusciamo a vivere della vita di un altro. Ho voluto fortemente che in questa mostra ci fosse Yoko Ono con John Lennon perché per me è un emblema. Un emblema di come l’arte può cambiare il mondo. Purtroppo Yoko Ono passerà alla storia come la moglie stronza di Lennon che ha fatto sciogliere i Beatles, cosa che non era vera perché si erano già sciolti. Grazie a lei, Lennon ha conosciuto Andy Wharol, ha conosciuto Fluxus. Donna di grande sensibilità ed energia che ancora oggi continua ad invitarci a sognare. Però il sogno non è elevazione. La capacità è quella di sognare come una grande avventura come quella di Tacita Dean o di Letizia Battaglia: essere il fotografo dell’Ora di Palermo vuol dire non poter scegliere cosa fotografare. Letizia ha fotografato questi corpi e questo dolore come se fossero fiori non come se fossero momenti del telegiornale. Sguardo di Donna è un mostra che non è assolutamente di cronaca. E una mostra fuori dalla cronaca e che suggerisce di non lasciarsi andare nel mondo dello spettacolo, ma di cominciare a diventare protagonisti del proprio sguardo e delle proprie relazioni”.

L’allestimento di Antonio Marras gioca e stupisce con un’idea semplice ma efficace: sposta, rovescia il percorso dell’esposizione facendo entrare lo spettatore dall’ingresso artisti di un teatro, il Teatro della Fenice. E così i saloni centrali della Casa dei Tre Oci si riempiono delle casse-armadio dei vestiti che qui contengono foto della scena di vita prelevate dalla scansione stessa degli scatti in mostra. Un prelievo che campiona il tasso mnemonico dell’intero percorso espositivo. Spaesante nell’intento di ristabilire un contatto diretto con le singole foto, antimuseale, a forte partecipazione emotiva. I materiali del palcoscenico sono quelli che non si vedono dalla platea, come le cavalle che reggono i provvisori pavimenti praticabili sulle scene e che nell’allestimento della mostra, proiettando ombre sulle pareti, suggeriscono lo svolgersi della pellicola fotografica dentro la camera. E i vestiti di scena che nella corsa dal bianco al nero degli attaccapanni della prima sala, sono appesi rovesciati, come a mostrare gli umori della recita. Scrive in catalogo Antonio Marras: “Nel progetto di allestimento per Sguardo di donna c’è la riflessione sul coraggio, sulla memoria e sullo spirito del tempo: una realtà composita, viva, che si apre alla bellezza, all’altro, all’orizzonte. Una collezione di sguardi che ci ricordano la necessità di un’esistenza densa, attraverso regole di volta in volta trasgredite e rispettate, violate e reinventate. Tutto il mio lavoro è basato sulla fiducia, il dialogo, lo scambio. E anche con questo progetto provo a dar vita a un ambiente motivato, in cui si possa essere coinvolti per sentirsi vivi”.

Il catalogo molto curato per gli appassionati sarà subito kult. Contiene uno scritto di Francesca Alfano Miglietti che citiamo qui sotto e che probabilmente ci ritroveremo a citare in futuro, in cui la curatrice ripercorre con puntualità le tappe e i nomi che sicuramente conosciamo, da Simon de Beauvoir a Donna Haraway passando da Foucault e Barthes. In osmosi si è accompagnati a una attualizzazione concettuale che non è un semplice ripasso, perché svela questa scelta delle opere come una svolta per la fotografia che la determina come oggetto e non più come superficie. Una modalità di fissare lo sguardo altra. Questa volta lo dobbiamo dire, al femminile, con tutta la gamma che questa visionarietà comporta. Un grumo da sciogliere con gli occhi della mente, sfocando il proprio ricordo verso l’artista, non attendendo da lui (lei in questa mostra!) la organizzazione delle nostre sensazioni. Questa operazione di condivisione richiede desiderio, necessita di porsi fisicamente come materiale sensibile in una visione controluce davanti a un atto di memoria.

Una lettura che contiene una via parallela, una mappa aperta su una griglia utile a ridestinare la fotografia d’arte nell’alveo della cultura contemporanea necessaria alla comprensione dell’oggi. Un testo che analizza con la semplice lucidità di chi nella vita ha vissuto le opere con gli artisti e non sopra. E aggiunge alle conclusioni delle opere stesse un paradigma utile per chi vi si vuole determinatamente accostare. Dallo scritto di FAM: “Nel corso della vita l’esperienza cambia sia il modo in cui vediamo sia ciò che vediamo. Sappiamo che il tempo cambia le cose, è inevitabile, tutte le opere presentate hanno una modalità plurale di raccontare, di mostrare, di indicare e, opera dopo opera, appare la semplicità del gesto: l’Altro da sé. Gestualità, rituali, sensazioni, emozioni, fratture, linguaggi… un sentire che diviene un sentirsi persi e in balia di un immagine di bellezza e d’amore nei frammenti di un orizzonte che tende a sfuocarne l’immagine, a sostituirla, a falsarla, a condurla altrove, nell’unico ‘punto di contatto’ tra opera e spettatore.”

Alberto Balletti e Marina Guarneri

Sguardo di Donna / Da Diane Arbus a Letizia Battaglia / La Passione e il Coraggio - Palazzo Tre Oci, alla Giudecca, Venezia dal 11.09 > 08.12.2015 - A cura di Francesca Alfano Miglietti - progetto di allestimento Antonio Marras con Paolo Bazzani - Ideata e promossa da Tre Oci - Mostra in collaborazione con Fondazione Teatro La Fenice di Venezia - Catalogo Marsilio

foto dell’allestimento di Alberto Balletti (per la riproduzione delle opere si ringraziano gli artisti e Tre Oci)DSCN8731 DSCN8735 DSCN8753 DSCN8760 DSCN8764 DSCN8770DSCN8839 pDSCN8766 pDSCN8767 qDSCN8779 qDSCN8833 qDSCN8836 qDSCN8870 raDSCN8817 raDSCN8838 rDSCN8771 rDSCN8772 rDSCN8773 rDSCN8774 rDSCN8781 rDSCN8784 rDSCN8785 1975-Palermo Corso dei Mille.l 'UOMO ASSASSINATO DAI KILLERS E' RIMASTO SEDUTO SULLA SEDIA rDSCN8789 rDSCN8791 rDSCN8797

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