Vittoria Chierici in visita a Venezia

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Abbiamo incontrato a Venezia, nei giorni della 56.Biennale, Vittoria Chierici, un’artista nomade nell’era digitale. Ci ha promesso di tenerci informati sui suoi movimenti futuri. Potremo così pubblicare puntualmente notizie sugli sviluppi del suo lavoro.

Non abbiamo perso l’occasione per chiederle un suo parere sulla Biennale, e in relazione a questi macrocontenitori ci ha puntualizzato la sua posizione personale e del suo lavoro attuale, dentro e fuori il “sistema” dell’arte e dentro e fuori l’Italia.

Mi dispiace, sono stata a Venezia una settimana fa ma non ho visto la Biennale. Sono stata per la performance di Corrado Levi a palazzo Rezzonico e per la mostra di Settis alla Fondazione Prada.

Mostra quest’ultima che mi e’ piaciuta molto di piu’ di quella analoga alla Fondazione Prada di Milano.

Non vado spesso alle Biennali d’arte sia a Venezia che altrove. Non per snobismo ma perche’ nel tempo e con i cambiamenti che ci sono stati in questi ultimi venti – trent’anni nel ruolo dell’arte nella nostra societa’, le Biennali hanno perso il loro valore culturale. Sono delle vetrine, allestite piu’ o meno bene, come le fiere e sono sicura che ogni biennale si equivalga e come in tutte grandi esposizioni, ci sono opere belle e brutte.

In questo periodo, preferisco le mostre monografiche che quelle a tema.  Mostre dove possa godermi non solo le singole opere, ma anche dell’evoluzione e dei cambiamenti nella vita dell’artista.

Mi piacerebbe che fosse rivalutata la personalita’ dell’artista in quanto demiurgo nel vedere il mondo in modo diverso. Invece mi sembra che le mostre biennali comprese, siano tutte liste di manufatti che mettono in mostra in realta’ i nomi dei curatori e non gli artisti con la loro personalita’. Forse e’ proprio la tipologia delle biennnali o forse e’ che ci sono troppi artisti.  Ho letto che qualcuno in Italia ha organizzato una mostra con 420 artisti. Ridicolo. Il fondo della botte. Anche a me e’ capitato recentemente di essere in mostre numerose dove nemmeno pubblicavano il mio nome e penso perche’ non ci stavano tutti nella pagina.

Il mio lavoro si e’ modificato da alcuni anni su di una modalità’ progettuale che in altri tempi si poteva definire mirata ad una forma di  committenza. Io lavoro spostandomi raccogliendo dati e impressioni del luogo. Mi sto abituando a lavorare nel luogo del progetto senza avere uno studio fisso. Un modo di lavorare en plein air ma nell’era digitale. Non potrei fare tutto questo senza computer che e’ il contenitore delle mie idee.

Trovo che il sistema dell’arte sia molto complesso essendoci molti soldi. Ti sembrerà’ strano che affermi questo: nel sistema dell’arte di oggi quello che conta sono le aste. Il sistema e’ di tipo finanziario addolcito dalle esposizioni pubbliche che rendono sopportabile l’arte alla società’.

Cerco non di fare mostre nel senso tradizionale, ossia aspettare il mio turno. Quando posso, organizzo e spesso da sola, un evento espositivo che faccia parte del progetto stesso. Ossia non dipingo più’ accumulando lavori per poi esporli quando si presenta l’occasione. C’è da dire che il mio lavoro e’ ibrido e cambia nell’uso della tecnica. Uso la pittura gestuale informale perche’ e’ la forma più’ potente  per esprimere quello che vedo  dove mi trovo al momento, ma inizio dal ricordo, ossia dalla fotografia. Come vedi sono tornata a guardare davanti trascurando tutte le forme di avanguardia e i loro significati simbolici. Una cultura che ritengo obsoleta.

Continuo a girare per dipingere il mare, l’Oceano Atlantico perche’ non e’ solo colore ma anche storia. Un’idea nata nel 2006.

In questi giorni sto entrando nella fase pittorica meravigliosa di un progetto nato 3 anni fa ed e’ su alcuni poemi di Rilke sulle rose. Per questo progetto potrebbe nascere una vera e propria produzione teatrale.

Alberto Balletti e Marina Guarneri
 

brevi schede dell’artista

Vittoria Chierici – nata a Bologna il 7 Aprile del 1955, si laurea in Metodologia della Critica d’Arte al DAMS, frequenta l’Universitài Berkeley e poi alla Columbia University. Frequenta diversi corsi: disegno all’Accademia di Belle Arti di Bologna; di fotografia e di cinema alla Parson School of Design e alla School of Visual Arts di New York, si diploma in cinematografia alla New York Film Acacdemy. I suoi lavori sono in collezioni private e pubbliche di prestigio, tra cui il PAC – Museo del Novecento a Milano, il Mart di Rovereto, la Galleria d’Arte Moderna di Roma, Genius Bononia, Museo d’arte Moderna di Ascona, New York University, a New York. Docente responsabile al Politecnico di Milano. Collabora con artisti di altre discipline: Eve Beglarian, ANA Milosavljevic, Maurizio Pisati e Marco Dalpane, Liz Gerring. Hanno scritto sul suo lavoro, tra gli altri, Dario Trento, Corrado Levi, Martina Corgnati Vittoria Coen, Beppe Finessi, Achille Bonito Oliva, Matt Wolf e Guy Solomon, Federico Sardella, Alain Chivilo, Francesco Matteo Cataluccio
http://www.vittoriachierici.com
il quadro riprodotto si intitola “Il Mare di Melville n°6” 2015