Cristina Treppo: l'esplorato continuamente in divenire sulle tracce conservate dagli oggetti.

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Venezia Art Magazine prosegue la sua perlustrazione fra gli artisti con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni. Le immagini degli allestimenti di Cristina Treppo si esplicano autonomamente per loro caratteristica e precisione semantica. Alleghiamo il bellissimo catalogo e alcune domande a cui l’artista ha cortesemente risposto per la nostra webzine.

Così apre il testo del catalogo Cristina Treppo, Archeologie VS Entropie di Martina Cavallarin: Le conseguenze del tempo abitano tangenti i luoghi della memoria, lo spazio delle cose, gli ambienti che raccontano di vite emigrate altrove. Le conseguenze del tempo lasciano tracce da svelare, macchie consistenti come aloni sottili che contaminano il bilico della soglia per guardare più stanze con il solo gesto atletico di un muscolo che si torce”. ( scarica il catalogo PDF: catalogo_cristina_treppo )

VAM ha chiesto alcune brevi riflessioni all’artista:

Parlarci del tuo lavoro, dall’interno della cultura contemporanea, dell’importanza del ruolo relazionale con l’ambiente dell’arte in generale e con gli artisti in particolare.

Purtroppo il tempo è sempre poco. Il mio è un lavoro di ricerca, utilizzo materiali diversi e lavoro continuamente a nuovi progetti. Passo molte ore nel mio studio e mi rendo conto che è difficile incontrarsi, è più immediato comunicare con una telefonata o una mail. Ci sono comunque persone con le quali collaboro che sono amici veri, punti di riferimento.

Ci puoi dire qual è la tua esperienza dal punto di vista dentro e fuori il “sistema” dell’arte e/o dentro e fuori l’Italia?

Credo che l’Italia faccia molto poco per i suoi artisti e che nel nostro paese la cultura contemporanea sia alla portata di pochi. Se paragoniamo ad esempio la nostra realtà a quella della Gran Bretagna, tutto questo salta subito agli occhi. I Brit Artists sono noti, raggiungono tutti i livelli della cultura, sono appoggiati economicamente e tenuti in considerazione.

Segnalaci i tuoi progetti futuri.

Il 17 settembre inaugurerà alla Basilica Palladiana di Vicenza Flow, Arte Contemporanea Italiana e Cinese in dialogo. La mostra è a cura di Maria Yvonne Pugliese e di Peng Feng (curatore del Padiglione Cinese alla Biennale di Venezia del 2011). I due curatori portano in Italia più o meno gli stessi artisti italiani e cinesi che nel 2014 erano presenti alla Biennale dello Xinjiang a Urumqi (New Art On The Silk Road, 2nd Xinjiang International Art Biennale). Sempre a settembre sarò al MAM di Gazoldo degli Ippoliti, vicino a Mantova, con un allestimento site-specific. La mostra affronta il tema del cibo, si intitola Bocconi amari ed è a cura di Francesca Baboni, Gianfranco Ferlisi (direttore del Museo) e Stefano Taddei.

Riguardo il tuo lavoro di artista e/o professoressa  raccontaci in breve come ti relazioni con la città di Venezia

A Venezia collaboro con Michela Rizzo, una gallerista che negli anni ha fatto un lavoro serio, lavorando con artisti di spessore, al di là della tendenza del momento. Venezia per me è vitale, c’è una Biennale all’anno e tante altre realtà interessanti. Questo è importante anche per gli studenti dell’Accademia. Venezia poi è una città che si apre verso la laguna, verso isole.

Una battuta sulla 56th International Art Exhibition – la Biennale di Venezia

Una Biennale straordinaria. L’arsenale è denso di partecipazioni di altissimo livello. Sorprendente ad esempio il Padiglione del Perù, allestito in modo impeccabile.

http://www.cristinatreppo.com
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