DE_PORTESIO_2006

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SIAMO VIVI

di Marina Guarneri

 

“Rallenta, stiamo iniziando a

capire le cose.

Siamo vivi, abbiamo il tempo,

siamo il movimento che può rallentare le cose.”

Henri Michaux

 

Il Gruppo De Portesio presenta con soddisfazione la sua IV Esposizione di Grafiche d’Arte arricchita quest’anno anche dalla Prima Shortvideo Convention, entrambe dal titolo: “De Portesio 2006: Corpo Urbano”, nella prestigiosa location del Palazzo della Fondazione Cominelli di Cisano. In continuità con il confronto tematico della mostra dell’anno scorso “De Portesio 2005: Città ideale-Città irreale”, il progetto di questa edizione si caratterizza disarticolando la proposta-evento nell’incrocio e confronto di linguaggi solo apparentemente discordanti: la stampa d’arte e il video d’arte. La scommessa fra tradizione e contemporaneità vede al nostro fianco gli Amministratori Comunali e gli Enti Patrocinanti, che hanno intuito e compreso la “riserva di senso” potenziale che sta radicando le proposte culturali e artistiche del Gruppo De Portesio alle realtà del territorio. Dall’Incisione d’Autore, che nei suoi albori vide a Portese stampati i tipi lignei di Bartolomeo Zane, alla Videoart come attuale incidenza del sentire delle nuove generazioni, dai Docenti delle Accademie di Belle Arti ai loro studenti, dagli artisti agli appassionati. La presenza di una molteplicità di intelligenze, l’architetto, la filosofa, l’artista, l’intellettuale, l’amatore, elude con intenzione l’ufficialità della critica: un modello che stiamo sperimentando per riscoprire collaborazioni già note al sapere di bottega.

Gli appartenenti al Gruppo De Portesio in un preciso momento, luogo, spazio della loro storia autobiografica hanno scelto di dislocarsi: dalla città alla periferia, dai tempi lavorativi della catena di montaggio del metrò all’oziosa dinamicità. Una tensione di ricerca volta alla produzione di umane assertività. Inventare prodotti con la comunità di vita che si è scelta, per accompagnare una idea, una passione e poi trasformarla in evento da condividere. Ascoltare i segnali nei fruscii delle foglie degli ulivi per inseguire un trend appena percettibile, scrivere, giocare e far volare aquiloni, lontano da orari timbrati, solo con interruzioni sprovviste di tempi morti. Dare luce a proposte culturali dove lavoro, studio, contemplazione e gioco creino una mescita d’olio nell’olio, d’acqua nelle acque, dolci e lente infiltrazioni di simili, non più vissuti come separati.

Azionando nel contemporaneo meccaniche desideranti, compartecipazioni attive, con i vicini di casa, di paese, di frazione. Prossimi del quotidiano, come giocolieri del tempo per sé.

Dove e quando la periferia si fa centro di qualità della vita. Esserci di persona e scegliere di vivere in un “lusso francescano”.

Permanere cocciutamente dentro un lavoro di menti-corpi che interagiscono, come “servi” dell’esperienza personale, fuori dal prestissimo moderno, a nutrire un rapporto con l’altro/a che non sia coattivo e distruttivo.

Il vento e i disegni improbabili delle acque del lago di Garda segnano spesso tenaci e voluti quotidiani densi di richieste disinteressate: domande di lentezza, di pausa, di silenzio come sospensione. Pensiamo che queste stesse, a volte inscrivibili richieste, possano contribuire a renderci profondamente estranei alla logica dell’utilità economica, in aggetto verso un’aupicata riconquista del sé, intrisi come siamo di quel tempo che non è considerabile come spreco, ma certo più come residua necessità del viversi.

L’utopia è legata all’idea di poter costruire un’organizzazione del tempo differente, di carattere non utilitaristico, al servizio dei propri desideri e delle proprie prossimità. Tempo reso a Itaca dopo assenze ingiustificate.

Un tempo paradigmatico e alternante che ricomprenda la molteplicità delle scansioni del nostro vivere, giunti. Una dimensione di referenza a sè di segno qualitativo, come l’esperienza storica e narrativa di ognuno di noi, che possa anche donare agli altri il frutto di incroci temporali come somma di diversi, stille di forme cangianti.

Ecco cosa De Portesio ci ha lasciato da elaborare. Il logo-denominazione del Gruppo, che ci incontrò erranti, come Bartholomeo Zane, ci ritrova oggi lacustri e ritornati in patria. Serpentine d’acqua dolce che si intrufolano scombinando consuetudini ora rassicurate dall’imprevisto.

 

Si rigrazia, la sensibilità degli Amministratori del Comune di San Felice del Benaco.

Grazie ancora alla “periferia” che ci consente di poter esprimere ipotesi di condivisione che da tempo la città soffre come azzardi. Grazie agli artisti e alla loro tenacia di dire di sè. Agli intellettuali che gentilmente hanno condiviso con noi la possibilità di seminare alberi in quei non luoghi che certo, sulla nostra sponda, potranno avere fertile presa. Alla amica filosofa che ama scriverci. Agli amici che ogni anno percorrono con noi il cammino che ci separa dal nostro sogno e quindi da Santiago.

Grazie all’Associazione Cineforum Feliciano, per aver condiviso sulla pelle del “Corpo Urbano”, tra frames di altri, ciò che abbiamo in comune.

 

Chiedere tempo libero e non più solo denaro e benefit è un modo per recuperare l’umano e non soccombere a quell’atrofia emotiva in cui uno non solo non è più in grado di riconoscere l’altro, ma alla fine neppure se stesso. Le nuove generazioni sembra l’abbiano intuito.

Se riusciranno a rivendicare tempo libero saranno la più significativa delle rivoluzioni, perché riconsegneranno una speranza all’uomo nell’età della tecnica che, col suo sguardo guidato solo dalla più fredda razionalità, fatica a distinguere un uomo da una macchina”.

U. Galimberti – La Repubblica del 6 aprile 2006