Flesh and Spirit di Marcela Cernadas: il secondo livello esperienziale della mostra

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Abbiamo chiesto a Marcela Cernadas di introdurci alla mostra Flesh and Spirit, di fornirci qualche chiave per interpretare questo nuovo allestimento in relazione ai precedenti lavori e nella proiezione dei progetti futuri. Con Marcela ci conosciamo di alcuni anni, grazie a una frequentazione comune allo IUAV dove abbiamo incrociato curiosità e progettazione delle nostre personali visioni e condiviso confronti molto importanti con due persone in particolare: Franco Rella e Angela Vettese.

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Ecco le riflessioni di Marcela Cernadas sul progetto espositivo Flesh and Spirit:

Flesh and Spirit è la traduzione inglese del breve saggio che Barbara Cortina, curatrice di Agape, la mia prima mostra personale in Spagna, scrisse nel 2013 per la brochure che accompagnò quell’occasione. La Carne e lo Spirito rimanda ad aspetti molto importanti della mia ricerca artistica sul cibo, il lusso, le oblazioni, il decoro, la carne. Il testo richiama la redazione, nel 2004, della mia tesi Carne Rosa, sotto la guida del filosofo Franco Rella, nel contesto degli anni di vita della sperimentale Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia, diretta allora da Angela Vettese, ella pure relatrice della tesi. Il testo ricorda altresì, in una estesa nota, la pubblicazione del mio primo manifesto: Carnal Manifesto presentato a Londra nel 2011 il cui primo verso è appunto: Word and Flesh.

Oggi Manon Comerio, curatrice della mia nuova personale a Verona, nell’ anno dedicato alla riflessione sul cibo e il nutrimento in Italia, decide di evocare i concetti racchiusi nelle parole Flesh and Spirit non soltanto come titolo della mostra ma come un’ulteriore approfondimento della mia ricerca artistica e poetica.

Tre opere compongono la mostra. Le due nuove produzioni sono affiancate da un mio lavoro ancora inedito che trova in questo caso il tempo giusto per il suo svelamento a dieci anni dalla sua produzione. La scelta curatoriale getta luce su una forma di lentezza che caraterizza il mio modo di procedere vitale ed artistico.

Insigne Capitis ( Venezia 2005) è il trittico che viene presentato per la prima volta. Il caso ha voluto che una delle interpreti sia un’artista e fotografa veronese la cui bellezza e raffinatezza si rivela una congrua risposta alla suggestiva aula affrescata. L’allestimento di quest’opera vuole creare una installazione, il più leggera possibile, capace d’integrarsi all’estetica circondante e d’iscrivere a sua volta le proprie immagini in una sorta di “racconto ideale” con gli affreschi parietali.

Unique Roses (Murano 2015) è la scultura in cristallo che è stata disegnata e realizzata appositamente per la mostra da essere collocata in dialogo frontale con la proiezione del trittico. Una forma riconducibile a un’anfora dal colore ambrato o ancora meglio del miele sostiene all’interno della propia materia una corona di rose. La “corona” non è soltanto l’elemento principe di quest’opera e del trittico Insigne Capitis ma è un simbolo ricorrente nel mio lavoro come d’altra parte la “rosa”: doppie figure di bellezza e finitezza, decoro e incombenza. Il cristallo invece è comparso recentemente nel mio lavoro con tutta la sua forza di “materia” indeterminata e sconfinata, fluida e fragile: mezzo, enigma e sorpresa per rinnovare la riflessione sul lusso e sull’effimero.

Su questi interrogativi la natura effimera per antonomasia della performance “incarna” in un “presente continuo” gli ideali della mostra e della mia ricerca. Il terzo lavoro in mostra sarà una performance presentata il giorno dell’inaugurazione; Unique Creatures è il titolo dell’opera nella quale delle modelle, sobriamente vestite, indosseranno “corone di carne” specchiandosi in quelle delle proiezioni, una di esse però indosserà la “corona di cristallo”. I loro movimenti saranno essenziali e discreti e ci inviteranno a presenziare un singolare rituale di incoronazione.

Ogni elemento della mostra aspira a diventare un segno di senso, quindi ho prestato attenzione al progetto grafico per la brochure che in forma di “trittico portatile” dopo un primo livello esperienziale di mostra, fugace o contemplativo che esso sia, può proseguire offrendosi come segno di visione e di lettura nell’intimità di ogni spettatore sensibile.

È con grande stima per Alberto Balletti, che accolgo con piacere la possibilità di leggere il secondo livello esperienziale della mostra. Alberto, attraverso la sua ricerca editoriale ci interroga sul pensiero creativo e rende Venezia ancora una volta sperimentale, alla luce dell’insegamento appreso negli anni universitari dallo stesso maestro Franco Rella.

“La pluralità dei linguaggi dell’arte e delle sue ragioni è l’arma più forte, nella sua fragilità, di cui disponiamo contro i carri armati e le ruspe che tendono a spianare le differenze, a ridurre i pensieri a un pensiero, a fare non solo i corpi, ma anche la mente prigioniera”

Prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico 2000-1 IUAV

Studio Cernadas www.marcelacernadas.net
Flesh and Spirit
un progetto a cura di Manon Comerio
inaugurazione h 17,30 venerdì 13 novembre – Chiesa di San Giorgetto, Piazza Sant’Anastasia, Verona – dal 14 al 29 novembre 2015
Invito

un commento di Aurora Villalobos Gómez

La investigación artística de Marcela Cernadas se basa en la esencialidad de construir una idea -encarnar un poema- en una reflexión compartida entre la carne y el espíritu. Ese tiempo lento de la propia obra -de la vida misma de la que se alimenta su mirada- le permite remitirnos a otros niveles de experiencia desde la visualidad de un gesto sencillo en su presencia pero preciado en su ejecución, directo a la idea pero rico en matices, efímero o frágil en su materialidad pero perdurable en la memoria. El primer nivel, más etéreo, sería el de la exposición; el segundo, lúcido, el de su propia palabra; el tercero, absolutamente sugerente, el de quien se siente interpelado por su creación… Su obra está hecha de una cuidada selección de palabras (a modo de expresión concentrada del pensamiento) a las que viste con un breve repertorio de materiales (asociados culturalmente a otros valores intangibles). Me resulta inevitable la referencia a Italo Calvino cuando define “un clásico” como aquél que permite nuevas lecturas en las que descubrimos aspectos inéditos, que se hace inolvidable o se confunde con la memoria individual o colectica porque te sirve para definirte a ti mismo en relación con él y en contraste con él; en este caso, con nuestra propia carne y nuestro propio espíritu.

A Comment on Flesh and Spirit by Silvia Agnelli

The true essence of the feminine emanates from Marcela Cernadas’ most recent work. Following Vita e Dulcedo (2008) and Penelope (2008), the artist once again calls forth the hidden strength found in delicacy and vulnerability with her Unique Roses (2015).

From the start, her references to glass, petals and filaments caress the observer with a subtle fragility. We can almost hear the glass shatter and feel the prick of thorns and pointed needles, only to be driven to a form of attention, care and precision. Or the other way around. At first we are struck by the danger in the elements she reveals. They call for caution or rejection. Then we are drawn into a kind of timelessness. She engages our eyes in the perception and spiritual understanding of weightlessness and elegance …

As flesh embraces spirit and flesh again, Marcela reveals a tempo: lentezza. Yet, her work suggests that the lentezza of incarnation happens both in the ephemeral and in the eternal. This is the tempo also present in the delicate yet disarming look of Christ to Peter. Indeed, Marcela’s use of time is one of the qualities that highlight her talent the most.

As she patiently guides us towards the discovery of the filigrana, her work leaves a blueprint on our soul. She brings Italo Calvino’s words to life, in Le citta invisibili, and leaves us with “il disegno sottile capace da sfuggire al morso delle termiti”.

Silvia Agnelli
Montreal, Canada
February 2016
 
articolo di Alberto Balletti e Marina Guarneri